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Pericolo FaceApp!!!

A quanto pare impazza la Faceappmania, sono milioni gli utenti che non resistono e vogliono postare sui social il loro volto invecchiato, anche se bisogna dire che anche i filtri che abbelliscono o ringiovaniscono funzionano benissimo. 

L’applicazione, per funzionare, si connette ad una batteria di server, un algoritmo di bilanciamento del carico sceglie quello con maggiore disponibilità di risorse e su questo viene caricata la nostra immagine in attesa che noi si scelga i filtri che vogliamo applicare. Per realizzare l’effetto voluto si scomodano machine learning, reti neurali, intelligenza artificiale e tanta, tanta potenza.  Il tutto gratis, a meno che non si voglia passare alla versione pro; ma già così c’è da divertirsi un sacco.

Ma che ne è nostre immagini lasciate su quei server gestiti dall’azienda russa Wireless Lab OOO, con sede a San Pietroburgo? FaceApp dice di avere base a Wilmington, città del Delaware, una sorta di paradiso fiscale e l’indirizzo dichiarato appartiene a quelle aziende che ti affittano una scrivania un numero telefonico ed un servizio di segreteria virtuale. Allora perché non si adegua alle regole del GDPR come prevede l’accordo tra Washington e l’Unione europea?  Insomma, il fatto che la mia immagine sia conservata per un tempo indefinito insieme ai dati della connessione in un server che non conosco da una ditta che non rispetta le leggi sul trattamento dei dati mi inquieta e mi induce alla prudenza. La stessa prudenza che consiglio anche a voi. D’altronde, per fare capire quanto la questione sia delicata, basta leggere cosa c’è scritto nei termini e condizioni di utilizzo dell’applicazione.

Claudio Di Tursi

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